La superficie nella progettazione architettonica può essere considerata come un confine tra differenti campi della realtà: spaziali, materiali e concettuali. Lo scopo della comunicazione è riflettere sia sulle qualità di questi campi sia sulle modalità di transizione tra di essi. Oltre ad illustrare percorsi teorici saranno commentati esempi concreti di edifici o parti urbane utili alla comprensione del tema in oggetto.
In quanto dispositivo concettuale la superficie riguarda la differenza tra visibile e invisibile, quindi da un lato l’architettura così come la esperiamo tramite la percezione, dall’altro il sistema di simboli, riferimenti traslati e concettuali a cui le forme dell’architettura rimandano. La superficie, da questo punto di vista, è una soglia oltrepassata la quale si dispiegano dei significati nascosti, a volte difficile da afferrare perché multiformi, contraddittori e mutevoli, ma comunque necessari per comprendere l’orizzonte di senso dell’architettura.
Come elemento della realtà concreta la superficie è invece la parte di più immediata comprensibilità dell’architettura, quella con cui la nostra corporeità si confronta direttamente. Tuttavia essa è anche una maschera che, sovente, cela una realtà costruttiva diversa da quella che appare. Anche in questo caso la superficie si comporta come una soglia ma essa conduce ad indagare differenze e corrispondenze tra forma e costruzione ossia le modalità con cui la tecnica si relaziona con l’estetico.
Il passaggio tra un limite e l’altro è un percorso nient’affatto lineare e deterministico. Nell’intervallo fra le due superfici della visibilità (estetico) e della costruzione (tecnica) si aggrovigliano conflitti, ambiguità, intrecci ma anche armonia.