Superficie e superficialità. Occhi e mani, gli strumenti dell’arte

Musica e poesia sono rispettivamente l’arte del suono e l’arte della parola. Sono entrambe una determinazione del tempo. La pittura e la scultura sono determinazioni dello spazio e producono oggetti che si vedono e si toccano: cose che ci stanno davanti, racchiuse nelle loro superfici. E la superficie è la barriera, è ciò che ci attrae e al tempo stesso ci respinge, l’oggetto del desiderio e il limite da valicare. Restare alla superficie, cadere nella superficialità: è questo il rischio d’ogni approccio astratto e inevitabilmente parziale. La natura ci ha dotato di cinque sensi per conoscerla e per apprezzarne le qualità. Ridurli ad uno solo significa fermarsi alla superficie e non cogliere tutta la complessità dell’oggetto, essere superficiali. Se la pittura è fatta solo per essere guardata, ciò non vale per altre arti, prima fra tutte la scultura. All’occhio è inibita la conoscenza di alcune qualità che solo la mano può scoprire e apprezzare. Ed ecco un approccio nuovo all’arte che rivoluziona il rapporto puramente visivo e lo integra e lo arricchisce col piacere del toccare. I ciechi hanno svelato questo segreto. L’esperienza del Museo Omero di Ancona ha aperto la strada verso un’estetica della tattilità. Ma l’arte contemporanea aveva già intuito questa nuova possibilità sin dal 1921 con Il manifesto del Tattilismo del Marinetti e col diffondersi di un crescente interesse per un’arte multisensoriale. Un tale approccio è destinato a rivoluzionare l’arte, non più solo visiva, e conseguentemente anche la museologia che così abbatte anche la barriera dell’inaccessibilità per chi non dispone della vista, un importante risultato non soltanto culturale ma anche sociale: la cultura e l’arte per tutti, l’esercizio di un diritto universale reso finalmente possibile anche per i non vedenti che, tra i disabili, sono i più discriminati a causa del tabù del non toccare. Si tratta d’una conquista d’eguaglianza e d’una vittoria della democrazia.

Aldo Grassini (Ancona, 1940), laureato in filosofia, è ideatore, fondatore ed attuale Presidente del Museo Tattile Statale Omero di Ancona. Come tiflologo è uno dei pochissimi specialisti in campo nazionale per le problematiche dell’estetica della tattilità e dell’educazione artistica dei non vedenti. È autore di numerosi contributi su pubblicazioni specializzate tra cui ricordiamo nel 2015 il suo saggio Per un’estetica della tattilità. Ma esistono davvero arti visive? e nel 2018 è co-autore de L’arte contemporanea e la scoperta dei valori della tattilità entrambi per Armando Editore.

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