Orson Welles. Quando si legge questo nome ci si trova nella strana condizione di dover fare i conti con un gigante che si è sempre divertito a creare rompicapi e meraviglie filmiche. Questo straniamento lo si avverte non solo mentre si analizzano le sue opere. La sua vita e gli innumerevoli progetti e lasciti sparsi in tutto il mondo occidentale lo rendono un labirinto vivente. Opere incomplete, scritti, adattamenti di ogni tipo sono davvero sterminati. Come nel suo capolavoro d’esordio Quarto potere (1941), il percorso di indagine di Studer è partito da un titolo semplice: Too much Johnson (1938), un film inedito di Orson Welles, scoperto per caso in Italia nel 2008 esattamente settant’anni dopo la sua realizzazione. Un film muto che il regista americano aveva sempre dichiarato essere andato distrutto nell’incendio che colpì la sua villa in Spagna nell’agosto del 1970. Un film invisibile, dunque, che per uno strano caso del destino ha riportato in auge lo studio e l’approfondimento di una parte importante della carriera di Welles. Per la comprensione della genesi del film è stato necessario effettuare un’indagine storica che ha permesso di effettuare diversi viaggi nel tempo e nello spazio. Paradossi difficili da riferire che hanno avuto però il merito di riscoprire gli anni giovanili di Welles e che mettono in evidenza una personalità già solida e intraprendente. Un’indagine tra passato, presente e futuro per raccontare i misteri di questa incredibile scoperta.
Massimiliano Studer ha conseguito una laurea in psicologia presso l’Università degli Studi di Torino. Ha realizzato studi e indagini estetiche su Stanley Kubrick, Orson Welles e Leni Riefenstahl. Su quest’ultima ha pubblicato una ricerca monografica su Olympia (1938) per le edizioni Mimesis. È il direttore responsabile del sito www.formacinema.it nato come omaggio al cinema di Sergej Michajlovich Ejzenštejn. Attualmente insegna linguaggio cinetelevisivo presso l’ITSOS Albe Steiner di Milano.